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In Umbria aumento maggiore che in Italia, giù donne dell’Est, tengono i filippini. Galarsa (Cgil): «In nero oltre il 60%»

di Ivano Porfiri

In Umbria le badanti superano le colf e sono sempre di più gli italiani che svolgono questo tipo di lavori, in particolare le donne tra i 45 e i 60 anni. Un trend – fotografato dagli ultimi dati dell’Inps sui lavoratori domestici – che avviene anche a livello nazionale ma in Umbria è più marcato: +13,3% nel triennio 2016-2018 contro il +11,4% complessivo. Nell’ultimo anno, poi, l’Umbria con un +7% è la regione con l’aumento maggiore, davanti a Friuli Venezia Giulia (+6,3%) e Toscana (+6%). Invece, nel complesso colf e badanti in Umbria diminuiscono ormai da diversi anni, a causa del calo degli stranieri, pur in una regione che ha sempre più bisogno di assistenza per anziani e malati, ma anche per un inabissamento verso il lavoro nero. Tra il 2012 e il 2018 i lavoratori domestici in Umbria sono diminuiti del 13,7% passando da 21.208 a 18.300.

Sempre meno lavoratori domestici Un calo progressivo, dovuto perlopiù a meno donne straniere ovvero la stragrande maggioranza. Le lavoratrici nel loro complesso sono infatti circa il 91,7% di colf e badanti, con i maschi ridotti a poco più dell’8%. Ebbene, le donne dal 2012 al 2018 sono calate del 21,1% assorbendo quindi quasi totalmente la diminuzione assoluta, anche se quella dei maschi in percentuale è maggiore: -28,3%.

Balzo degli italiani In questo panorama, calano gli stranieri di pressoché tutte le nazionalità. Mentre a crescere sono gli italiani: dai 3.162 del 2009, oggi svolgono lavori domestici 4.484 con un aumento del 29,5%. E un’impennata nell’ultimo triennio: dal 206 al 2018 sono aumentati del 13,3%. Oggi costituiscono circa il 25% del totale, mentre dieci anni fa erano poco più del 15%. Anche tra gli italiani dominano le donne: 4.063 su 4.484 e in crescita continua e due terzi sono nelle fasce d’età tra i 45 e i 60 anni.

Badanti superano colf In questi anni è progressivo il calo delle colf: da 14.366 del 2009 sono arrivate a 8.978 del 2018 con un -10% nell’ultimo triennio. Mentre le badanti aumentano in modo esponenziale: dalle 5.885 del 2009 a 9.302 dello scorso anno quando c’è stato lo storico sorpasso sull’altra grande categoria dei lavoratori domestici.

Stranieri: meno da Est e Africa Tornando al complesso dei lavoratori domestici, la parte del leone continuano a farlo le donne dell’Est Europa: da quei Paesi provengono 10.152 sui 18.300 totali nel 2018 quindi ben oltre la metà. Ma è proprio da Est che il calo è più marcato: 2.700 in meno dal 2012 a oggi (- 21%). La seconda componente straniera è quella Sudamericana con 1.374 (anche qui forte calo rispetto ai quasi duemila del 2010). Trend inverso per i Centro Americani ma si parla di numeri esigui dato che si passa dai 152 del 2012 ai 169 del 2018. In diminuzione anche gli africani: dal Nord Africa 678 rispetto ai 1.133 del 2009, 337 quelli dall’Africa Centrale e Meridionale rispetto agli oltre 400 di qualche anno fa.

Passa col cursore sui grafici interattivi per evidenziare i dati (Fonte: Inps)

Tengono i filippini Ma la diminuzione più forte è quella di chi viene dall’Estremo Oriente: dagli 838 del 2009 ai 196 dell’anno scorso ovvero -77%. Ma in questa parte geografica l’Inps non inserisce una nazionalità particolare, i filippini. Sono tradizionalmente tanti a fare lavori domestici: in Umbria circa 800, numero che resta piuttosto stabile negli anni.

Tanto nero dietro i numeri «I dati dicono molto, ma non tutto – spiega a Umbria24 Wendy Galarza, segretaria provinciale della Filcams Cgil – vero è che c’è un calo dei lavoratori domestici stranieri e un aumento delle donne italiane, ma parliamo di un settore dove il lavoro nero o grigio, cioè con meno ore del reale, è stimato intorno al 60-65%». Dunque, la fuga dalle case degli umbri da parte delle lavoratrici straniere è vera solo in parte. «Molto spesso soprattutto le donne dell’Est lavorano in nero perché non vengono messe in regola e una componente del problema è anche la difficoltà di farlo – chiarisce la sindacalista -. L’ultima sanatoria specifica risale al 2012 e non è un caso che i dati di quell’anno siano i più alti. Anche l’ultimo decreto sicurezza ha ulteriormente aggravato la situazione». Ai patronati si presentano in molte per chiedere informazioni. «Vogliono sapere se le loro paghe siano regolari, a volte le assistiamo per fare vertenza, ma la loro prima preoccupazione è inviare soldi alle loro famiglie nei Paesi di origine».

Italiane? Hanno perso altri lavori Quanto alle italiane, anche Galarza conferma l’aumento di colf e badanti di casa nostra: «Si tratta principalmente di donne che prima seguivamo come operaie di ditte di pulizia o altri lavori che, per la perdita del posto, si mettono a fare le badanti. Il meccanismo degli appalti e la precarizzazione del lavoro ha una componente molto forte in questa scelta».

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